sabato 20 ottobre 2007

La rivolta in Myanmar



Il video ormai è famoso in tutto il globo grazie a internet. Ma è anche un pò l'esemplificazione di quello che è il mondo oggi: passato e futuro che si mescolano. La rivolta in Myanmar è una vittoria: il regime militare ha lasciato indietro il Paese di decenni rispetto agli sviluppi raggiunti dai paesi occidentali. La protesta pacifica dei monaci, seguiti ormai da milioni di civili, è segno che qualcosa sta cambiando, che c'è la volontà di ribellarsi ad un governo illegale e, allo stesso tempo, di recuperare gli anni persi.
Internet sembra una nota stonata in tutto questo e invece rappresenta la chiave di volta: un semplice cittadino ha filmato con la propria telecamera un atto di violenza e l'ha messa sul web. La giunta militare ha proibito ogni contatto con l'esterno ma, grazie alle nuove tecnologie, tutti possono vedere quello che succede. E' l'nterattività creata dalla nuova generazione. Ed è anche il "local" che prende piede e sempre più coscienza di se stesso. Tutti possono documentare un fatto e farlo vedere a tutti.
Il Myanmar è solo uno dei tanti esempi: migliaia di video caricati in rete sono fatti da autodidatti. Il web è oggi il modo più veloce per comunicare e denunciare. Sarà questo il giornalismo del futuro? Non più carta stampata, redazioni, giornalisti con nome e cognome che firmano i loro articoli? Internet garantisce l'anonimanto, ma è un'arma a doppio taglio: filmati, o anche blog e siti di protesta sono importanti per conoscere realtà che altrimenti verrebbero ignorate, ma è anche vero che può diventare incontrollabile. Il governo del Myanmar se n'è accorto: tentando di nascondere e reprimere ha provocato la reazione opposta: una fuoriuscita di notizie. Grazie alla rete.

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